Il commercialista come consulente chiave dell’azienda
L’attività di assistenza fiscale è destinata a ridursi ma, per la professione, si stanno aprendo nuove e stimolanti prospettive. Ciò che conta è mettersi in gioco e confrontarsi con l’innovazione e i nuovi bisogni delle imprese.
È avviata già da tempo, all’interno delle associazioni di categoria dei commercialisti, una riflessione sul ruolo che la figura del commercialista dovrebbe avere oggi a fianco delle imprese, in una realtà economica complessa e carica di incognite come l’attuale.
Se in passato la complessità del sistema fiscale aveva focalizzato l’attività degli studi sull’assistenza tributaria, oggi lo Stato raccoglie i dati dei contribuenti, ai quali fornisce dichiarazioni precompilate, sostituendo il commercialista in questa funzione.
A questo si aggiunge l’attività di consulenza dei Caf.
Appare evidente che l’assistenza fiscale sta avviandosi a divenire marginale in una studio e che il futuro della professione del commercialista passa dal cambiamento, dalla differenziazione e dalla specializzazione.
Le nuove esigenze delle imprese? La prima è la visione strategica
Il periodo che viviamo è altamente sfidante per il mondo imprenditoriale: la crisi generata dalla pandemia impone uno sforzo per individuare nuove linee di sviluppo e di crescita.
In questa situazione le difficoltà maggiori le incontrano le Pmi, soprattutto quelle che non hanno avviato per tempo percorsi di innovazione tecnologica e gestionale.
I grandi temi con cui gli imprenditori sono chiamati a confrontarsi oggi sono la digitalizzazione e la capacità di elaborare strategie di medio-lungo termine, che facciano dell’innovazione e della sostenibilità le parole d’ordine.
Come può inserirsi il commercialista in questi trend e assicurare alla propria professionalità delle prospettive future?
Sicuramente non limitandosi a fornire una consulenza ferma all’ambito fiscale e, tutt’al più, bancario.
Al centro dell’interesse del commercialista devono esserci oggi l’azienda e la sua gestione, l’utilizzo consapevole dei dati provenienti dalla digitalizzazione, le strategie di investimento, di internazionalizzazione, il reperimento di strumenti di finanza agevolata.
Il focus deve passare dalle rilevazioni puramente contabili alla valutazione del valore economico aziendale, dalla verifica degli adempimenti fiscali alla definizione degli obiettivi e della loro sostenibilità finanziaria.
Il commercialista, per riuscire ad assumersi questo nuovo ruolo, ha già dalla sua la trasversalità delle competenze e uno sguardo generale su diverse realtà d’impresa, elementi che possono trasformarlo in un consulente strategico, se non addirittura nel “consulente” per eccellenza, a cui affidare anche il coordinamento degli altri specialisti necessari all’azienda.
In effetti le recenti norme sugli assetti organizzativi e sulla crisi d’impresa, o ancora, per fare un esempio, le opportunità di Industria 4.0, sottolineano come l’imprenditore necessiti di avere al proprio fianco una figura di professionista che gli garantisca la conformità alle normative, che lo aiuti a fruire delle agevolazioni disponibili per investire e crescere, individuando tutti gli strumenti utili per ampliarsi.
Non necessariamente tutte queste esigenze dovranno essere soddisfatte dalla consulenza del solo commercialista.
Sicuramente il commercialista dovrà essere in grado di integrare le proprie competenze con l’apporto di altri professionisti (consulenti del lavoro, avvocati, esperti di igiene e sicurezza, privacy e Gdpr, assicuratori), coordinandone il contributo.
Il commercialista del futuro è esperto in più materie e a proprio agio con la tecnologia digitale
E’ evidente che, per poter divenire una figura chiave per le società clienti, il commercialista, se non lo avesse ancora fatto, deve investire in formazione, coinvolgendo tutti i collaboratori dello studio, ai quali dovranno essere proposte nuove metodologie e strumenti di analisi e gestione di situazioni e problematiche.
Pensiamo solo all’integrazione tra i gestionali dello studio e quelli dei clienti, che consentono di avere il polso della situazione in tempo reale e di reagire rapidamente in caso di difficoltà.
Va detto che l’esperienza della pandemia, con il conseguente smart working e il passaggio di ogni relazione alla dimensione digitale ha sicuramente contribuito a far compiere un salto di qualità al processo di innovazione della categoria.
Le modalità di lavoro introdotte per necessità, quasi sicuramente, al di là dell’andamento dell’emergenza sanitaria, diverranno funzionalità acquisite, da affiancare al tradizionale rapporto personale vis à vis.
Tornando al ruolo del commercialista, una ricerca condotta dal network di professionisti consulentiaziendaliditalia.it suggerisce alcuni passi per trasformarlo nella consulenza-chiave per un’azienda.
Il primo è “fornire servizi ad alto valore aggiunto”.
Fra questi viene citato il “tutoraggio aziendale”, un “cruscotto di controllo” da cui vegliare su tutti i settori dell’azienda.
Cruscotto nelle mani dell’imprenditore con, al suo fianco, il commercialista.
Al di là delle tecnologie che si vogliano adottare per la creazione di questo “cruscotto”, l’idea di una postazione di verifica dell’andamento aziendale potrebbe essere fra le proposte innovative di uno studio.
Crediamo nell’innovazione, nella formazione e nella diversificazione delle competenze
Il nostro studio ha ormai da tempo intrapreso un percorso che prevede una costante attenzione all’evolversi delle tecnologie digitali, un’attività stabile di aggiornamento professionale e l’acquisizione di competenze diversificate per poter rispondere a tutte le richieste di grandi imprese e Pmi.
Siamo convinti che la nostra professione avrà un futuro nella misura in cui saprà modellarsi sui cambiamenti del mondo economico e produttivo, in modo da essere sempre in grado di sostenerne la crescita.
Dottore Commercialista