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Lavoro dipendente o rigeme forfettario

Conviene di più lavoro dipendente o regime forfettario?

Quale soluzione preferire tra tutele del lavoro subordinato e vantaggi fiscali dell’autonomo. Come scegliere il regime fiscale e previdenziale più adatto alla tua situazione.

Uno dei dilemmi ricorrenti per chi deve scegliere tra un’attività di lavoro autonomo è se convenga optare per il regime forfettario oppure mantenere il lavoro dipendente. Entrambe le soluzioni presentano vantaggi e svantaggi dal punto di vista fiscale, previdenziale e organizzativo. 

Soprattutto, però, le differenze stanno nel grado di autonomia e autodisciplina che serve per fare il lavoratore autonomo. Quindi, non è solo una questione di numeri.

Capire quale sia la scelta migliore in base alla propria situazione è fondamentale, sia per ottimizzare il carico fiscale sia per non ritrovarsi senza tutele in caso di difficoltà. 

Cercheremo ora di analizzare nel dettaglio pro e contro del lavoro dipendente nel confronto col regime forfettario per le partite iva, così da fare chiarezza e aiutarti a prendere una decisione consapevole..

Quali sono le differenze principali tra lavoro dipendente e regime forfettario

Nel lavoro dipendente, lavori per un’azienda e ricevi uno stipendio fisso ogni mese. In questo caso, l’azienda si occupa di pagare le tasse e i contributi previdenziali per te, come sostituto d’imposta. Nel lavoro autonomo, invece, lavori per te stesso e devi aprire una partita IVA. In questo caso, sei tu a dover pagare le tasse e i contributi previdenziali.

Se scegli di lavorare come dipendente, avrai un rapporto di subordinazione con l’azienda presso cui sei impiegato. Sarai tutelato da un contratto di lavoro con orari prestabiliti, ferie e tredicesima. Inoltre, sarai coperto da contributi previdenziali e assistenziali, garantendo una maggiore sicurezza economica.

 

D’altra parte, il regime forfettario è una forma di lavoro autonomo semplificato, dedicato soprattutto ai professionisti e piccoli imprenditori. Il regime forfettario è un regime fiscale agevolato per i lavoratori autonomi che hanno un fatturato annuo fino a 85.000 euro. 

In questo regime, il lavoratore autonomo paga una tassa sostitutiva del 15% sul reddito e non deve pagare l’IVA. Inoltre, non è tenuto a tenere una contabilità ordinaria, ma solo una contabilità semplificata. 

Il regime forfettario è inoltre più attraente nei primi anni di attività per alcuni motivi, tra cui:

  • Riduzione dell’imposta sostitutiva: per le start-up, il regime forfettario prevede una riduzione dell’imposta sostitutiva dal 15% al 5% per i primi 5 anni di attività
  • Semplificazioni fiscali: il regime forfettario prevede semplificazioni in materia di imposte sui redditi e di IVA, come la tassazione del 5% o del 15% e la non applicazione della ritenuta d’acconto
  • Riduzione dei contributi previdenziali: i contribuenti in regime forfettario possono usufruire di una riduzione dei contributi previdenziali, ma non tutti possono accedervi
  • Deducibilità a percentuale fissa: la percentuale di forfetizzazione dei costi deducibili dai ricavi complessivi è fissa, il che può essere uno svantaggio o un vantaggio a seconda del tipo di attività

La scelta dipenderà dalle tue esigenze e anche dalle tue aspirazioni personali e professionali. Se cerchi maggiore stabilità, il lavoro dipendente potrebbe essere la soluzione giusta. Se desideri avere più autonomia e semplificare la contabilità, il regime forfettario può essere una valida alternativa. 

I (non pochi) vantaggi del lavoro dipendente, ma…

Il lavoro dipendente presenta diversi vantaggi, soprattutto in un periodo di inflazione alta come quello che stiamo vivendo. Ecco alcuni dei principali vantaggi:

  • Ferie pagate: il lavoratore dipendente ha diritto ad un periodo di ferie retribuite ogni anno, stabilito dal contratto collettivo (solitamente 4 settimane). Il lavoratore autonomo invece non ha ferie pagate.
  • Malattia pagata: in caso di malattia, dopo il periodo di carenza, al lavoratore dipendente spetta l’indennità di malattia INPS pari al 50% della retribuzione. Il lavoratore autonomo non ha coperture in caso di malattia.
  • Trattamento di Fine Rapporto (TFR): è la liquidazione che spetta al lavoratore dipendente al termine del rapporto di lavoro, pari al 6,91% della retribuzione lorda annua. Il lavoratore autonomo non matura TFR.
  • NASpI: è l’indennità di disoccupazione che spetta ai lavoratori dipendenti in caso di licenziamento involontario. È pari al 75% della retribuzione media degli ultimi 4 anni. Il lavoratore autonomo non può richiedere la NASpI.
  • Maggiori tutele in caso di infortunio, maternità obbligatoria, congedi parentali rispetto al lavoratore autonomo.
  • Possibilità di usufruire di permessi retribuiti per motivi personali o familiari.

Come puoi capire, il lavoro dipendente offre indubbiamente maggiori tutele e vantaggi sotto l’aspetto del welfare rispetto al lavoro autonomo.

Tuttavia, è bene precisare che tali vantaggi hanno un costo non indifferente per il datore di lavoro in termini di oneri contributivi e organizzativi. Ecco perché le aziende cercano spesso di limitare il numero di dipendenti, preferendo ricorrere a collaboratori esterni o lavoratori autonomi.

Inoltre, per il lavoratore dipendente questi benefici si traducono anche in una minore flessibilità e autonomia nella gestione dell’attività lavorativa. Orari di lavoro rigidi, minori possibilità di dedurre le spese, vincoli burocratici maggiori.

Regime forfettario: a chi conviene, più che ad altri

La scelta tra  lavoro dipendente e lavoro autonomo dipende dalle esigenze personali e dalle opportunità offerte dal mercato del lavoro. Tuttavia, ci sono alcune situazioni in cui il lavoro autonomo, in particolare il regime forfettario, può essere vantaggioso:

  • Prima attività professionale :il regime forfettario può essere una buona opzione per i giovani professionisti che avviano la loro prima attività professionale. Il regime forfettario offre semplificazioni fiscali e contabili, riducendo la complessità amministrativa.
  • Fatturato annuo basso: il regime forfettario può essere vantaggioso per i lavoratori autonomi con un fatturato annuo basso, poiché prevede una tassazione agevolata e semplificazioni fiscali
  • Maggiore autonomia: come lavoratore autonomo in regime forfettario, si ha maggiore autonomia nella gestione dell’attività, senza dover dipendere da un datore di lavoro. Ciò può offrire una maggiore flessibilità e libertà nella pianificazione del lavoro.
  • Possibilità di dedurre le spese: nel regime forfettario, è possibile dedurre le spese in modo, appunto, forfettario in base a una percentuale fissa dei ricavi, semplificando la gestione contabile e riducendo la complessità amministrativa.

Considera però che il regime forfettario potrebbe non essere adatto a tutti. È necessario valutare attentamente i propri ricavi, le spese e le esigenze personali prima di prendere una decisione. 

Quali sono le limitazioni all’accesso al regime forfettario e gli svantaggi

Il regime forfettario non è per tutti e adesso vedremo in quali casi non è ammesso. Tieni  presente che i requisiti e le limitazioni possono variare nel tempo, quindi consulta le leggi di bilancio più recenti o chiedi la nostra consulenza per una valutazione personalizzata della tua situazione

I requisiti e le limitazioni previste dalla legge per accedere al regime forfettario sono:

  • Limite di ricavi e compensi: per accedere al regime forfettario, i ricavi o compensi percepiti non devono superare il limite stabilito dalla legge. Fino al 2022, il limite era di 65.000 euro, ma a partire dal 2023 è stato aumentato a 85.000 euro
  • Attività ammissibili: il regime forfettario è aperto a diverse tipologie di attività, indipendentemente dal Codice Ateco applicato. Tuttavia, alcune attività professionali specifiche potrebbero essere escluse dal regime.
  • Esclusione da regimi agevolati precedenti: con l’introduzione del regime forfettario, sono stati abrogati tutti i regimi agevolati precedenti. Pertanto, i contribuenti che erano precedentemente in un regime agevolato devono passare al regime forfettario o ad un regime ordinario
  • Esclusione per partecipazione in società o lavoro dipendente: a partire dal 2019, non è possibile accedere al regime forfettario se si partecipa a società di persone o associazioni professionali, o se si è in una Srl in regime di trasparenza. Inoltre, se si ha un rapporto di lavoro dipendente contemporaneo all’attività autonoma, potrebbero esserci limitazioni
  • Fuoriuscita dal regime: se i ricavi o compensi superano il limite stabilito dalla legge, il contribuente esce automaticamente dal regime forfettario. Tuttavia, è possibile rientrare nel regime dopo due anni se si rispettano nuovamente i requisiti

Gli svantaggi assolutamente non trascurabili di questo regime sono:

  • Nessuna tutela INPS: i contribuenti in regime forfettario non hanno diritto alle tutele previdenziali dell’INPS, come la malattia, la maternità, la disoccupazione, ecc. Pertanto, è importante valutare attentamente le proprie esigenze e considerare l’adesione a forme di previdenza integrativa.
  • Niente detrazioni familiari: nel regime forfettario, non è possibile usufruire delle detrazioni fiscali per le spese sostenute per la famiglia, come ad esempio le spese per i figli a carico.
  • Impossibile dedurre gli interessi passivi su mutui/prestiti: nel regime forfettario, non è possibile dedurre gli interessi passivi sui mutui o sui prestiti contratti per l’attività professionale.

Non puoi fare una scelta consapevole senza tener conto di questi ultimi tre punti.

Parliamo di numeri: un esempio pratico regime forfettario vs lavoro dipendente

Per fare un confronto tra il regime forfettario e il lavoro dipendente, prendiamo come esempio un lavoratore autonomo e un lavoratore dipendente con entrate lorde annue pari a 30.000 euro. È importante notare che i calcoli fiscali possono variare in base a molteplici fattori, quindi è sempre consigliabile consultare un commercialista per una valutazione personalizzata.

Lavoratore autonomo in regime forfettario:

  • Nel regime forfettario, il reddito imponibile viene calcolato applicando una percentuale fissa (solitamente il 78%) al fatturato annuo
  • Considerando un fatturato annuo di 30.000 euro, il reddito imponibile sarebbe di 23.400 euro (30.000 euro x 78%)
  • Applicando l’imposta sostitutiva del 15% al reddito imponibile, l’imposta da pagare sarebbe di 3.510 euro (23.400 euro x 15%)
  • Il guadagno netto a fine anno per il lavoratore autonomo sarebbe quindi di 26.490 euro (30.000 euro – 3.510 euro).

Lavoratore dipendente:

  • Come lavoratore dipendente, il reddito imponibile è già stato soggetto a ritenute fiscali effettuate dal datore di lavoro
  • Considerando un reddito da lavoro dipendente di 30.000 euro, le ritenute fiscali effettuate potrebbero essere di circa 8.480 euro
  • Il guadagno netto a fine anno per il lavoratore dipendente sarebbe quindi di 21.520 euro (30.000 euro – 8.480 euro).

Conclusioni 

In questo esempio, il lavoratore autonomo in regime forfettario avrebbe un guadagno netto maggiore rispetto al lavoratore dipendente. Tuttavia, considera che ci sono altri fattori da valutare, come le tutele previdenziali, le detrazioni fiscali e le spese deducibili, che possono influire sul reddito netto effettivo. 

Inoltre, i calcoli fiscali possono variare in base a situazioni specifiche e alle leggi vigenti, quindi il nostro consiglio è sempre quello di consultare un commercialista per una valutazione accurata della tua situazione.

Se hai domande o dubbi sulla tua situazione fiscale o vuoi ottenere una consulenza personalizzata, non esitare a contattarci. Ti aiuteremo a prendere la decisione migliore per il tuo futuro. Contattaci oggi stesso e scopri come possiamo supportarti nelle tue scelte professionali e fiscali.